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di L. S.
La prima menzione del Portale si trova in G. P. M. Castrucci, che
nel 1635 diede alle stampe la celebre “Descrizione del Ducato
d’Alvito nel Regno di Napoli” dedicandola dal duca Don
Francesco Gallio (dal 1613 al 1657).
Qui leggiamo “Dalla strada regia che
va a Napoli, alla volta di ponente iemale per Roma … quasi
a dritta, comincia lo stradone nuovo con olmi gremiti e a destra
e a sinistra, lunghi e profondi, per tenere asciutta la strada e
per ombra renderla fresca negli estivi ardori …
Tira questo stradone per linea diretta … al portone maggiore
che ha la facciata ad ostro (sud), è tutto di pietra bianca,
aperto, fatto solo per ornamento e bellezza della villa.
È d’ordine toscano, di lavoro a bugno, farsagliato
con due rabeschi, con le sue campanelle e cimasette con fregio,
dove vi è l’iscrizione; vi sono tre guglie con li suoi
piedistalli a destra e sinistra e l’altra in mezzo nella sa
maggiore altezza e due palle con li suoi peducci; vi sono tre armi
(stemmi), una in mezzo del Re Cattolico (il Re di Spagna) a destra
del Sig. Cardinal Gallio di Como ed a sinistra dell’Eccellenza
del Sig. Duca Don Francesco Gallio nipote e, sotto il dado, o cimasa,
due fenestroni vani”.
“L’ingresso (ha scritto di recente Bernardo Bartolomucci
in “I Colori dell’acqua. Il patrimonio del fiume e del
lago Fibreno”) è ancora reso incomparabile dal maestoso
portale che, con il suo alto frontespizio, probabilmente chiudeva
la recinzione del podere”.
Ai sensi della legge 1089 del 1939, l’intero immobile è
stato dichiarato di interesse particolarmente importante per il
suo valore storico, idrogeologico ed artistico.
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