| INQUADRAMENTO STORICO GENERALE | |
| di L. S. Dal 1193 al 1503, per più di tre secoli, la Valle di Comino conobbe solo brevi periodi di quiete, perché turbata, al pari delle altre regioni del Regno, dagli sconvolgimenti che anche qui videro succedersi Normanni, Svevi, Angioini, Ungheri, Durazzeschi, Aragonesi, Francesi, Spagnoli. Fra tutti i dominatori, i Cantelmo si affezionarono al piccolo dominio, tanto da risiedervi stabilmente. Non fecero altrettanto Jofré Borgia (dal 1497 al 1506), fratello della ben più celebre Lucrezia, Pietro Navarro (dal 1507 al 1515) e i Cardona. Questi ultimi, esercitarono il loro dominio prevalentemente attraverso governatori e ufficiali, con scarso vantaggio per i sudditi, spesso tenuti a soggiacere ad angherie e soprusi, ma non mancarono di dare importanti frutti, come gli Statuti (oggi diremmo “Costituzione”) dell’Università (oggi diremmo “territorio”) di Alvito e committenze artistiche di rilievo a grandi artisti dell’epoca, quali Daniele da Parma e Taddeo Zuccari. Nel 1685, la contea di Alvito (già territorialmente ridotta nel 1677 per la “vendita” di Atina e Belmonte), fu interamente ceduta da Antonio Cardona a Matteo di Capua (Principe di Conca) per 100.000 ducati. Ma le condizioni del territorio, tali da far prosperare un brigantaggio audace e sanguinario, indussero ben presto il nuovo padrone a disfarsi del feudo, che attraverso il nobile milanese Matteo Taverna, fu rilevato dal Cardinale di Como, Tolomeo Gallio, desideroso di costituire al proprio casato un feudo che, dislocato tra Napoli e Roma, appariva idoneo ad acquisire notevole importanza politica. Il Cardinal Gallio provvide, quindi, con le maniere forti, ad estirpare la piaga del brigantaggio ed ottenne dal Re di Napoli l’elevazione di Avito da contea a ducato. Tra alti e basi, il territorio cominese rimase feudo dei Gallio sino alla eversione della feudalità (1806). Della loro signoria, esercitata ininterrottamente per ben 211 anni, restano memorie invero non sempre liete (frutto diretto di quei difficili tempi) ma anche qualche autentico gioiello come “La Pesca” o “Villa Gallia” in Posta Fibreno. BIBLIOGRAFIA ESSENZIALE - G.P.M. Castrucci, Descrizione del Ducato d’Alvito, 1635 - B. Thauleri, Memorie storiche dell’antica città di Atina, Napoli, 1705 - D. Santoro, Pagine sparse di storia alvitana, Chieti, 1908 - A. Carbone, Vicalvi, Posta Fibreno, il Fibreno, Casamari 1965 - I. Belli Barsali, La Villa Gallio presso Posta Fibreno, in AA.VV., La Media Valle del Liri dall’antichità ad oggi, Roma 1977 - A. S. Recchia, La Val di Comino (Schede), in AA.VV. Storia della città di Alvito, Milano 1983 - D. Cedrone, in Il Ducato di Alvito nell’età dei Gallio, Atti, vol 1°, Castelliri 1997 - D. Antonellis, Alvito ????? e al sec. XV, Castelliri, 1999 - B. Bartolomucci, Il colori dell’acqua. Il patrimonio del fiume e del lago Fibreno, M.S. Giov. Campano, 2002 |
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